13/09/13

ELYSIUM (di Neil Blomkamp)



 
Cominciamo subito togliendoci il sassolino dalla scarpa: “Elysium”, essendo una profumata marchettona, si conferma diverse spanne al di sotto di quel capolavoro assoluto che fu “District 9”, ma, pur essendo una profumata marchettona, rimane comunque un discreto prodotto e, tutto sommato, si lascia pure guardare.

Tolto il dente, iniziamo a vedere cosa funziona e cosa no:

·        La fantascienza distopica (ossia quella che immagina il futuro come un postaccio brutto, sporco e cattivo) mi ha sempre fatto impazzire; lo so, è più forte di me. Sarà il cinismo; saranno le letture adolescenziali; sarà che non ripongo grande fiducia nel genere umano, come insieme; sarà che l’immaginario di megalopoli arrugginite, mangiate dalle foreste tropicali e/o trasformate nello scheletro di se stesse, mi affascina molto di più delle villette Tudor coi praticelli all’inglese. Non ci posso fare un cazzo! È così e basta! “Elysium”, da questo punto di vista, rispetta tutti i cliché: la Los Angeles del 2135 non è affatto quella di Blade Runner (che pure non se la passava affatto bene), ma è un agglomerato di baraccopoli sudice, grattacieli sfasciati e cadenti, strade polverose. L’umanità, tanto per cambiare, sta da schifo: troppa gente, troppi problemi, troppo poche risorse. I ricchi hanno da tempo tolto le tende e si sono trasferiti su un’astronave orbitante – Elysium, appunto – dove hanno ricostruito una sorta di nuovo mondo accogliente ed igienicamente perfetto. I poveri umani della terra si debbono barcamenare tra lavori di merda e/o crimine che non paga.
Fino a qui, tutto bene;



 
·        Godo come un riccio quando un regista, solo perché all’improvviso gli piovono addosso palate di milioni, dimostra di non trasformarsi, solo per questo fatto, automaticamente in un perfetto coglione, provando viceversa a gestire un’onesta marchetta con professionale dignità;
Siamo tutti d’accordo: Blomkamp non è Refn, che ha fatto passare quindici anni di cinema estremo e disturbante prima di accettare la sua marchetta, che poi si è rilevata la più bella e straordinaria di tutti i tempi, sintesi perfetta tra la sega mentale da cinefilo ed il gusto burino per le mazzate dure dei tamarri col chiodo, il tutto accompagnato da una delle più belle colonne sonore di sempre e titoli di testa rosa shocking… non c’è dubbio, Refn appartiene ad un altro campionato e pratica un altro sport; Blomkamp si è reso disponibile alla marchetta dopo un solo (pur grandissimo) film… forse sarebbe stato meglio aspettare un po’ e consolidare il proprio percorso estetico e la propria coerenza poetica; non deve essere facile resistere alla tentazione di tutta quella pilla… in fondo basta non esagerare in quel punto… non esasperare quell’altro… aprire leggermente le gambe… e poi un bella doccia! Ma non mi si fraintenda. “Elysium” non è affatto un brutto film; non è una cagata pazzesca come “Io sono leggenda” o come quella boiata imbarazzante di “Terra nova”, tanto per citarne due a caso… gli ingenti mezzi economici sono stati ben spesi per realizzare effetti da paura, astronavi figose, droni credibili e l’intera struttura orbitante che ospita la meravigliosa Elysium… ma l’impronta del regista si trova proprio dove lo stesso “inventa” la più terribile distopia, riuscendo a realizzarla a costo zero: il modo più spaventoso per farci immaginare il futuro prossimo è, infatti, quello di rappresentarlo come il peggior presente che conosciamo. Così, è sufficiente cambiare la targhetta e far passare uno slum della odierna Città del Messico per la Los Angeles del 2135… Alé! Il gioco è fatto: con zero lire ed una buona trovata riesci a costruire il tuo film. Ecco perché Blomkamp non si è del tutto bruciato; ecco perché non vedo l’ora di rivederlo più povero, più sporco, ma anche più libero di dare libero sfogo alle proprie idee, che sono buone; Blomkamp ha compreso un fatto importantissimo per chi si occupa di Sci/Fi, ossia che la nostra immaginazione, checché ne dicano, ha dei limiti: la stazione orbitante di Elysium è veramente bellissima e, molto probabilmente, arriverà il giorno in cui potrà essere effettivamente realizzata. Ma, per quanto mi sforzi, non mi immagino così il mio futuro. Il domani deve sempre attaccarsi a qualcosa che conosciamo oggi. Il nostro cervello funziona in questo modo. Ciò che conosciamo, il più delle volte, ci spaventa molto di più dell’ignoto. Per dirne una, ho molta più paura di una guerra mondiale che di un’invasione aliena. Gli effetti della prima li vedo ogni giorno nei telegiornali, su internet, nei racconti dei miei nonni… fortunatamente sono lontane da me, ma so che esistono e che sono nel mondo che mi circonda. Le invasioni aliene sono talmente lontane dalla mia vita reale, che ci si può quasi ridere sopra e costruirci film stupidi. Ecco, Blomkamp ha perfettamente intuito questo meccanismo e, con la semplicità che è dei geni, costruisce il più facile ed il più efficace degli effetti speciali: non trasforma le cose, semplicemente cambia loro il nome. Lo slum di Città del Messico, che tutti conosciamo anche senza averci per forza mai messo piede dentro, diviene la Los Angeles del prossimo secolo. Noi tutti siamo destinati a finire come quelli lì; come quei poveretti che vediamo nei documentari su Sky e nei film di Reygadas… questo ci spaventa. Perché è un futuro che sta già succedendo. Semplicemente, altrove. E bravo Blomkamp!
·        Altro grande merito del regista, è quello di aver saputo fare un film che è sì fin troppo derivativo, ma che attinge a piene mani quasi esclusivamente dalla roba giusta: ci sono tanti riferimenti e citazioni interessanti, in questo “Elysium”, ma su tutti emerge un grandissimo rimando alla cultura visiva, estetica e morale di “Interceptor” (soprattutto del primo capitolo): c’è la polvere, tantissima polvere… c’è quella patina di luce malata… c’è la tecnologia “arrangiata” e messa insieme col nastro adesivo e due mollette… ci sono le macchine con le grate sui vetri ed i motori che sbucano dai cofani… c’è un dress-code efficacemente a metà strada tra il cow-boy postmoderno, il redneck mutoid ed il punk-a-bestia… e poi le armi: un misto tra il fucile al plasma e la lupara. Stile e sostanza, insomma. Che di questi tempi è veramente tanta, tantissima bella roba. 



-      La storia, di per sé, non sarebbe neanche malaccio, ma il rischio (che non è stato purtroppo evitato) era quello di non riuscire a trovarle una degna conclusione. Il problema delle belle premesse è che, spesso, non si sa dove portino; pensate a “Lost”, che a furia di geniali trovate e fantastici colpi di scena, ha perso completamente il bandolo della matassa, ripiegando su un finalino consolatorio che ha deluso miliardi di fans; Una storia funziona solo se sai come chiuderla; è l’epilogo che deve colpire come un pugno, non il prologo. Un esempio? “Io sono leggenda”. Mi riferisco, ovviamente, al romanzo di Matheson e non a quell’ignominia che è il film interpretato da Will Smith che, evidentemente, del libro non ci ha capito proprio un cazzo di niente. “Io sono leggenda” ha forse uno dei finali più geniali, intelligenti, sorprendenti ed inquietanti dell’intera storia della letteratura, non solo quella di genere, ed è la dimostrazione lampante che le migliori storie sono quelle che sono capaci di tramortirci alla fine e non sorprenderci all’inizio.
·    Matt Damon, come al solito, è solido, serio, professionale e competente. Non azzardatevi a toccarmi Matt Damon! Matt Damon è quel tipo di attore che avrà, sempre, tutta la mia più sincera stima ed ammirazione. Non è nato bello come l’amico Affleck (e dai, diciamocelo, prima di diventare la bolsa caricatura di se stesso, c’è stato un tempo in cui Ben era un discreto figurino, che piaceva un botto alle donne e sognava di fare i film di supereroi; poi venne Daredevil e cominciò la lenta discesa…); tornando a Matt, lui non ha la faccia di Christian Bale, la fisicità di Tom Hardy, le smorfiette di Gosling o il talento naturale di Fassbender… lui ci mette il lavoro, l’impegno, il professionismo. Gli dicono: ok, Matt, tu domani vieni qui alle dieci in punto e fai il giovane avvocato alla prima causa che sfida i ricchi stronzi studi delle compagnie assicuratrici. No problem! lui studia la parte, si applica e diventa Rudy Baylor giganteggiando ne “L’uomo della Pioggia”; oppure impersonifica lo studente geniale e maledetto Will Hunting nell'omonimo film di Gus Van Sant o, ancora, l’agente smemorato più cazzuto del mondo, al secolo noto col nome di Jason Bourne,  così come il giocatore di poker di “Rounders” o l’infiltrato della mala in “The departed”… qualunque parte abbiate in mente, ci sarà sempre un attore migliore per interpretarla; un attore che sarebbe capace di farla sua e renderla straordinaria; ma, se non lo trovate, c’è sempre Matt Damon il quale, se pure non vi regalerà l’interpretazione della vita, vi salverà comunque il film caricandoselo sulle spalle e portandolo fino alla fine con classe e dignità. No, non toccatemi Matt che, anche in questo film, non è la migliore scelta di casting possibile, ma non si riesce comunque mai a dirgli che non va bene, che non è credibile, che non può starci a fare e a dire quelle cose lì. Ti voglio bene, Matt, tieni botta!
·    Il problema del finale non è tanto che suona un po’ troppo consolatorio ed accomodante… in fondo, è un film commissionato dagli Studios, che vi aspettavate? Il problema è che IL MODO di arrivare a QUEL finale suona veramente irritante, improbabile e assai poco convincente. Dopo una lunghissima premessa, tutto si risolve in due minuti e con un escamotage che fa un po’ scappare da ridere.

 
·        Il peggior difetto di questo “Elysium” è che, a partire da un certo punto, Blomkamp si dimentica una delle regole primarie del film di genere: non importa quanto siano assurde le cose che mi mostri e che mi racconti… io ci devo credere e tutto quello che avviene deve essere coerente con il linguaggio che usi. Mi spiego. Se decidi di fare un film bello maraglio, la cui trama serve solo come raccordo tra un’esplosione e l’altra, allora hai abbastanza carta bianca e devi solo evitare di buttarla troppo sul tragico o sul patetico. Se, invece, giri una roba tosta, di contenuti, drammatica, allora devi stare attento a non esagerare con il tasso di sboroneria… quindi – SPOILER ALERT – io ci posso anche credere che su Elysium c’è una tecnologia capace di curare una leucemia terminale in trenta secondi spaccati o di ricostruire un osso rotto con due scatarrate e una pinza… ci sto dentro di brutto… ma anche l’incredibile deve avere i suoi limiti! perciò, all’interno di un contesto serioso e drammatico come questo, non ci sta proprio il fatto che al cattivone di turno possa esplodere una granata in faccia e che, passate due ore, dopo che non è praticamente rimasta più traccia della propria testa, il cervello registri ancora attività e, quindi, possa essere beatamente curato. Questa è una CAZZATA! Se ti esplode una bomba in fazza, TU MUORI. Punto. Non ci sono cazzi. Non ci sono macchine miracolose. Se proprio hai bisogno che il cattivo creduto morto, ritorni a sorpresa ancora più cattivo (che è una delle cose meno originali dell’intero universo), allora inventati qualcosa che non vada a compromettere la credibilità dell’universo che hai tanto faticosamente costruito. Ancora, è mai possibile che su Elysium possa sbarcare un intero commando di ribelli, occupare un palazzo governativo e fare i propri porci comodi senza che nessun drone, militare, soldato, poliziotto si faccia vivo per occuparsi della questione? Soprattutto quando nella scena precedente, il primo sbarco di profughi è stato annientato prima ancora che potessero alzare il capo e scattare la foto di rito… questi sono errori da principiante, degni di produzioni del menga tipo “Falling skies” o “Revolution”, ma nelle quali non deve MAI incorrere un regista che ha le capacità e la familiarità al genere di Blomkamp.
·     Il cast è selezionato con cura: Di Matt Damon abbiamo già parlato; Sharlto Copley è un buon villain (semmai, il problema è il suo personaggio, che appare sempre poco credibile, poco interessante e troppo stereotipato); tra la Foster e Fichtner si fa a gara a chi abbia la faccia più da stronzo, per cui risultano entrambi perfetti per i rispettivi ruoli, anche se in due, probabilmente, non fanno mezzo attore.
·     La storia d’amore è forse la parte più debole del film; sono d’accordo, non ce n’era nessun bisogno, ma si sa, c’è sempre una storia d’amore nei blockbuster di questo tipo e, purtroppo, in questo caso è veramente costruita coi piedi. Non voglio spoilerare troppo, ma vi basti sapere che i due protagonisti, di fatto, non si cagano per tutto il film, si ritrovano sempre per caso e all’improvviso sono disposti a sacrificarsi l’uno per l’altro. Penoso.
·        La regia è superba; certe sequenze sono semplicemente straordinarie (la navicella che precipita dà quasi le vertigini e un paio di combattimenti/sparatorie sono da cinque alto agli amici e urla di gaudio… tuttavia, il film in certi momenti rallenta e diventa un filo noioso e didascalico.

  
GIUDIZIO SINTETICO: il film è un mix di belle trovate e cose che proprio non funzionano. Trattandosi di una marchetta, non sarebbe nemmeno troppo grave se non fosse che alcune delle cose che non vanno, dipendono più da una non eccellente gestione del regista e dello sceneggiatore, che da imposizioni degli Studios. Compitino.

VOTO: 6


5 commenti:

  1. Grande Bebe!
    Io gli darei un 6,5 da spettatore ignorante del mondo cinematografico in se' (attori, registi, storie passate, lecchinaggi e studios), ma comunque abbastanza esigente a livello futuristico in chiave distopico. Non mi dilungo su osservazioni personali sul film, ma m'inorgogliosco ad avere una brutta persona come te come fratello! :)
    Ottimo lavoro!

    RispondiElimina
  2. Ciao,
    sono d'accordo con la tua recensione, film godibile ma con cazzate francamente indigeribili.
    Complimenti per il blog

    RispondiElimina
  3. Guarda questo e vedrai' che senza fazza si puo' sopravvivere anche se e' vero che per poco, comunque Kruger e' un duro http://trutube.tv/video/5482/FSA-Terrorist-Gets-Face-Blown-Off-By-Syrian-Arab-Army

    RispondiElimina
  4. @Michael Jail Black

    Beh, il tipo non mi sembrava poi così vivo... comunque, concordo: Kruger è sicuramente un cazzutissimo duro!

    RispondiElimina
  5. Nessuno si rende conto che questo film *è* una cagata pazzesca? La fantascienza non può negare le leggi della fisica, e se lo fa, deve dare una spiegazione plausibile. L'atmosfera di Elysium è completamente assurda! Senza pressurizzazione e senza schermi, è ridicolo che ci sia, che ci si possa respirare e pure pigliare il sole. Ma nemmeno su Topolino!

    RispondiElimina